Stando ai dati emersi dal rapporto annuale di Unioncamere e Fondazione Symbola (anno di riferimento 2016), la green economy aveva prodotto 101 miliardi di euro di valore aggiunto e 3 milioni di posti di lavoro. Per questo motivo oltre 340mila imprese e 33mila startup hanno investito e tuttora investono su prodotti e tecnologie verdi. Dunque green come sinonimo di ricchezza: in pratica in Italia un’impresa su cinque (22% del totale) ha puntato su innovazione, conoscenza, ricerca, qualità e bellezza. Investire sul green dunque sembrava proprio convenire, sia dal punto di vista economico che sociale, dal momento che le tecnologie “verdi” riducono l’impatto ambientale, fanno risparmiare energia e contengono le emissioni di CO2.

Restando però sull’ascesa dal punto di vista economico del settore green, ecco altri dati importanti: 101 miliardi di valore aggiunto, pari al 10,2% dell’economia nazionale, il 78% dei consumatori italiani disposto a spendere di più per prodotti e servizi eco-sostenibili e come se non bastasse produzione di lavoro. Quest’ultimo è uno degli aspetti più positivi: in Italia, come suddetto, si annoverano 3 milioni di green jobs e 234mila assunzioni che riguardano soggetti con competenze green. Cifre davvero di tutto rispetto: la green economy, sinonimo anche di innovazione e ricerca, stava diventando un vero e proprio baluardo dell’intera economia nazionale.

Secondo Stefano Robotti, Power & Utilities Leader Transaction Advisory Services di EY in Italia, qualcosa però recentemente si è inceppato: “Negli ultimi anni in Italia i ritmi di crescita delle fonti rinnovabili sono stati molto inferiori al passato: nel 2013-2014, infatti, sono stati installati 1.800 MW di impianti fotovoltaici contro circa 13.000 MW nel biennio precedente. L’eolico ha sommato 170 MW nel 2014, rispetto a una media di 770 MW“. Dello stesso avviso è anche Paolo Lugiato di RTR Rete Rinnovabile, uno dei massimi esperti del settore in Italia. Questo per via del taglio degli incentivi, per l’appesantimento delle procedure per realizzare impianti e per la restrizione del credito elargito alle imprese.

Di tutt’altro avviso invece Ciro Mongillo, amministratore delegato di EOS Investment Management. Per lui infatti la green economy rappresenta il futuro: “E’ dentro la catena del valore delle aziende e costituisce un fattore fondamentale di competitività“. Dunque, non bisogna essere negativi, ma strategici: meglio puntare sulle rinnovabili “diffuse” sul territorio, come ad esempio i piccoli impianti residenziali, l’efficienza energetica nell’edilizia, le tecnologie per utilizzare e stoccare energia elettrica (pompe di calore, veicoli elettrici e le batterie).