L’Italia che si vende agli stranieri. Le aziende italiane che vengono acquistate da imprese estere che le fanno fruttare meglio di come era accaduto fino a prima in Italia. Tecnicamente parlando ci si riferisce a questo modo di operare con il termine di “Cessioni agli stranieri”. Ma che cosa succede? Perché sembra che il nostro stivale sia un grosso “shopping centre” dove chi prima arriva compra?

In realtà bisognerebbe guardare la questione da un punto di vista differente: non è che chi arriva compra così, senza che ci sia la volontà dell’altra parte di vendere.

E’ proprio questo il punto: in Italia le imprese sembra che vogliano essere acquistate da società estere, più grandi e più ricche, in grado di garantire investimenti che altrimenti non si sarebbero potuti avere.

Dal nome Pernigotti, venduto dai Fratelli Averna ai turchi di Toksoz, da Loro Piana (cachemire) venduto ai francesi di Lvmh, da Gucci e Pomellate, anch’essi finiti in Francia, da Buitoni e Sanpellegrino acquistate (ancora una volta) dai francesi di Nestlè, per finire a Pirelli, venduta dal suo presidente Marco Tronchetti Provera ai cinesi di Chem China. Ci fermiamo qui, ma la lista potrebbe continuare.

Perché si compra in Italia? Quali sono le motivazioni che spingono le imprese estere a fare business da noi?

Sicuramente la capacità dei nostri manager è ampiamente riconosciuta, dunque acquistare un’impresa “nostrana” è un po’ sinonimo di garanzia per come sono stati svolti, fino ad ora, i lavori.

Il punto fondamentale non è tanto la nazionalità di chi compra, in quanto le acquisizioni ci sono sempre state e ci saranno sempre, quanto il fatto che in Italia non ci sono le condizioni per fare seriamente impresa. E per questo motivo si tende ad andare all’estero e non si possono rifiutare certe offerte economiche “succulente”.

Nel già citato caso Pirelli – Marco Tronchetti Provera, l’imprenditore milanese sposato con la modella Afef Jnifen, ha dimostrato un’arguzia senza pari e una visione strategica fuori dal comune, riuscendo a trasformare una mossa che poteva essere potenzialmente negativa in un punto di forza per tutti i dipendenti dell’azienda delle gomme: Chem China non può, da contratto, togliere la forza lavoro italiana. Un applauso dunque alla sagacia di Marco Tronchetti Provera e un richiamo al nostro paese, che crei delle migliori condizioni per fare impresa.